Sindrome Miofasciale, che cos'è e come si cura - Kinesis Medical Center

SINDROME MIOFASCIALE

La sindrome miofasciale caratterizzata da:

  1. Dolore muscolare profondo con rigidità dell’area muscolare coinvolta
  2. Spasmi
  3. Debolezza muscolare

Sono presenti i cosiddetti trigger point (MTrP), cioè punti miofasciali dolorosi che causano dolore sia a riposo che in movimento e qualora siano attivi possono generare cefalee tensive, low back pain, cervicobrachialgie, disordini dell’articolazione della mandibola.

Cause della sindrome Miofasciale

Microtraumi ripetuti oppure sovraccarichi possono generare contrazioni muscolari prolungate e fenomeni di ischemia locale.
I punti trigger hanno inoltre attività elettromiografica spontanea venendosi così a svincolare dai normali processi di controllo e regolazione della contrazione muscolare.

Sintomi

Quelli sopra elencati, che però hanno leggera differenza nella localizzazione dei trigger tra donna (regione cervicale, anche, spalle, regione lombare) e uomo (anche, regione cervicale, regione lombare).

Riduzione nell’ampiezza dei movimenti dei segmenti del corpo più colpiti, peggioramento con l’incremento dello stress psicologico, delle variazioni termiche e degli squilibri posturali.

 

Dolore Miofasciale e trigger point: inquadramento clinico

 

Per definizione del termine Dolore Miofasciale si è  stabilito gruppi di parole che si riferivano a “muscolo”, “dolore” e “punto di innesco”,

Per molti clinici e ricercatori, è necessario trovare uno o più punti trigger miofasciali (MTrP) per assicurare la possibile e controversa diagnosi di MPS .

  • Un punto trigger miofasciale è un nodulo palpabile e iper-irritabile in una bendelletta tesa di muscolo scheletrico che è dolente durante l’esame fisico
  • Il dolore dell’MPS è spesso associato a più problematiche, ma potrebbe non essere causato da un trigger miofasciale attivo
  • Mentre un MTrP attivo è clinicamente associato a dolore spontaneo nel tessuto circostante e / o in zone distanti sede di dolore riferito.

Una forte pressione con il dito sull’MTrP attivo aggrava il dolore spontaneo del paziente e richiama l’esperienza dolorosa conosciuta dal paziente . Gli MTrP possono anche essere classificati come latenti, in questo caso l’MTrP è fisicamente presente ma non associato a una dolenzia spontanea della zona . Tuttavia, la pressione sul MTrP latente provoca dolore locale nel sito del nodulo . Sia i MTrP latenti che quelli attivi possono essere associati a disfunzione muscolare, debolezza muscolare e una gamma limitata di movimenti.

  1. Palpazione di una bendelletta tesa
  2. Identificazione di un nodulo dolente (MTrP) nella bendelletta
  3. Riproduzione del dolore sintomatico conosciuto dal paziente tramite pressione prolungata

Il ruolo del dolore: sensibilizzazione periferica e centrale

I trigger point ( punti di dolore) hanno una spiegazione fisiopatologica infatti, durante un’attività anomala della placca, vengono rilasciati alti livelli di acetilcolina (ACh), che viaggiano lungo il reticolo sarcoplasmatico e aprono i canali del calcio. Quando il calcio si lega alla troponina sulle fibre muscolari, le fibre muscolari si contraggono e per rilasciare la contrazione è necessaria la presenza di ATP che causa il cambiamento conformazionale delle fibre muscolari determinando l’entrata attiva del calcio nel reticolo sarcoplasmatico .

Pertanto, la mancanza di ATP perpetua la contrattura sostenuta vicino a una placca terminale con funzionalità anormale . Ciò porta ad un aumento delle richieste metaboliche, una compressione dei capillari che riduce il flusso sanguigno, formando condizioni ipossiche locali e un potenziale di membrana polarizzato . L’aumento della domanda e la riduzione dell’offerta di ATP formano la “crisi energetica”, che può evocare il rilascio di sostanze neuro-reattive e sottoprodotti metabolici (ad es. bradichinina (BK), sostanza P (SP), serotonina (5-HT)) che possono sensibilizzare i nocicettori periferici .

Ma il persistente bombardamento nocicettivo (ad es. un MTrP attivo), il ganglio della radice dorsale rilascerà sostanza P e il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP) antidromicamente nel tessuto periferico. La secrezione periferica di queste sostanze può portare a una cascata di eventi, tra cui la degranulazione dei mastociti locali, la vasodilatazione locale, lo stravaso di plasma e lo sviluppo di una miscela biochimica sensibilizzante, che può essere alla base dei risultati clinici degli MTrP attivi.

Questo processo di infiammazione neurogena porta al rilascio potenziato di sostanze endogene, come la bradichinina (BK), la serotonina (5-HT), la noradrenalina, il fattore di crescita nervosa (NGF) e l’adenosina. Il rilascio di queste sostanze porterà all’allodinia e all’iperalgesia locali e aggraverà la dolenzia dei tessuti locali, facendo diventare un MTrP attivo ancora più doloroso. Il continuo bombardamento dell’attività afferente primaria nel tempo può portare a funzioni anormali e cambiamenti strutturali nei gangli della radice dorsale e nei neuroni del corno dorsale . Questo fenomeno è noto come sensibilizzazione centrale e le manifestazioni cliniche comprendono allodinia, iperalgesia, sommazione temporale del dolore ed espansione dei campi ricettivi del dolore. In sostanza la azione locale e quindi il dolore locale nel tempo coinvolge tutto il corpo.

Trattamento degli agopunti

Gli agopunti sono considerati un’area funzionale dinamica, che può riflettere le condizioni interne del corpo, quando il corpo soffre di malattie o lesioni, si ritiene che i corrispondenti agopunti si attivino e si manifestino in diverse forme sensibilizzate, tra cui l’espansione del campo ricettivo, la sensibilizzazione del dolore e la sensibilizzazione al calore. Si ritiene che tali fenomeni scompaiano gradualmente in concomitanza con il recupero dalla malattia . Gli stati dei punti di agopuntura sono pertanto modificabili in base allo stato di salute, un fenomeno noto come sensibilizzazione dei punti di agopuntura . Le prove attuali della ricerca fino ad oggi indicano che la sensibilizzazione dei punti di agopuntura si basa molto probabilmente sull’infiammazione neurogena e che la stimolazione di agopunti sensibilizzati può avere un effetto clinico migliore rispetto alla stimolazione di punti non sensibilizzati. Il modello di distribuzione della sensibilità al dolore degli agopunti è notevolmente simile alla distribuzione della sensazione indotta dall’ago durante il dry-needling, quindi il trattamento degli agopunti può essere un intervento clinico da effettuare e integrare se conosciuto .

 

Terapia che proponiamo per la sindrome Miofasciale

  1. Trattamento dei Trigger Points che vengono ricercati durante la seduta e trattati  con agopuntura ( 25 min)
  2. Ottenuto l’effetto di dry-needling ( pulizia del trigger point) viene confermato il risultato con la tecnica strecht and spray ( Spray con Cloruro di etile (freddo) immediato stiramento delle zone trattate ) questo ha un effetto doppio di contrattura riflessa e seguente decontrattura del muscolo trattato
  3. Subito dopo caldo (panno caldo umido) per comfortare la decontrattura e dare un sollievo benefico al paziente
  4. Segue breve massaggio per mobilizzare le sostanze che producono contrazione/dolore. Va integrata nel percorso con terapie tradizionali fisiche,manuali. Questa tecnica viene fatta una volta la settimana.

 

Si trattano cervicalgie, dorsalgie, lombalgie sia come esiti traumatici ( incidenti, alterazioni posturali croniche, dolore miofasciale puro)

Inoltre con la terapia agopunturale

  • Possiamo facilitare il Drenaggio idrico nella idropia tipica della donna in età fertile o affetta da ritenzione post menopausale.
  • Trattare il dolore nevritico
  • Cefalea muscolo tensiva

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Dott. LUIGI CORTI

Specialista in ONCOLOGIA e RADIOTERAPIA ONCOLOGICA

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